Ti sei mai domandato se la sfida altro non sia
Che l'ultimale stigmata di aristocrazia
Spogliata di protervia e fatta salda d'umiltà
Raccordo tra il futuro e una perduta civiltà?
La sola forma d'arte che non faccia la commedia
Di andare controvento mentre è in cerca di una sedia
E l'unica postura in un mondo messo a tergo
Che sia degna di un uomo finalmente allo scoperto
E invece poi
Restiamo qui dopo cent'anni ancora
Grevi di remissività
Che ci abbrutisce e, in fondo, ci divora:
Con fauci di conformità.
Senza mai cogliere che tale posa
Riconfigura ciò che sei
Giacché da sempre servitù si sposa
Col grugno imbelle dei plebei.
Lo vuoi?
Ma penso che nessuna aurora possa permearmi
Al pari di una che si accende in coda a veglia d'armi
E il prezzo di quell'ansia pago più che volentieri
Per un blasone arcaico non avuto fino a ieri.
E' un arco che si tende solo se sarà regale
La mano che lo impugna, e se la fronte da spaccare
E' di depredatore, di assassino e parassita
Come Odisseo riavremo il nostro regno nella sfida
Solo se
Ci sembrerà che sia scoccata l'ora,
L'italica ciclotimia
Che Azione ed Arte sian tutt'una ancora
Che torneranno pandemia.
Dopo oltre un secolo non più fratelli
Amari frutti di trincea
Ma i Proci in casa restano sempre quelli
Sei solo tu, l'Arco e l'Idea.
Se vuoi...
"Se nuovissimo è il campo d'azione
Non muta il brevetto iniziale
Che solo può darti ragione:
Cuore! Bomba! Pugnale!"